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Finanziarsi con le imposte è come avere il diabete.

Immagine del redattore: Mario CavigioliMario Cavigioli


In entrambe i casi si entra in una condizione da gestire e da non sottovalutare se non si vogliono avere gravi e irrimediabili conseguenze!


Capita a molte Piccole e Medie Imprese di avere improvvise e temporanee tensioni di liquidità che non si riescono a risolvere ricorrendo al sistema del credito.


In questi casi a volte a "rimanere indietro" sono i versamenti di alcuni tributi (IVA e RITENUTE, ma anche altri) per i quali peraltro lo Stato consente pagamenti con rateizzazioni, certo gravati da sanzioni e interessi, ma relativamente semplici da ottenere (su tutte: una dilazione in 60 mesi dell'IVA per importi sopra i 5 mila euro ad esempio corrisponde ad un semplice calcolo fatto con un simulatore dell'Agenzia delle Entrate).


In alcuni casi poi le sanzioni non sono tanto più care dalle somma di commissioni di mediazione creditizia e di oneri per garanzie accessorie che si devono sostenere per ottenere un finanziamento e il tasso di interesse è quasi di mercato, riferendoci a piccole medie imprese con rating non di prima fascia, come purtroppo molte piccole e medie imprese.


Ovviamente questo non si può fare per tutti i tributi, ma una posizione con rateizzazioni, che presenti un puntuale pagamento delle rate, è considerata una posizione in regola.


Certo non è MAI la soluzione ottimale (anche dal punto di vista dei costi) e soprattutto e una condizione, come il diabete, che va monitorata e soppesata continuamente:


  • bisogna stare attenti a "non farsi prendere la mano", perché dopo averlo fatto la prima volta, a volte, può sembrare più semplice rateizzare l'IVA che andare in Banca a cercare nuova liquidità, falsando la percezione sulla sostenibilità finanziaria generale aziendale e ritardando interventi risolutivi dell'imprenditore;

  • si devono conteggiare le rate della rateizzazione negli impegni finanziari come fossero quelle dei finanziamenti e verificare che esse siano sostenibili dai flussi finanziari;

  • se siete in contabilità ordinaria le vostre Banca, alla prima revisione, noteranno come elemento negativo l'importo anomalo dei Vostri debiti tributari e Vi chiederanno spiegazioni, per le quali dovrete essere pronti a fornire rassicurazioni sul fatto che la situazione in tal senso non sia fuori controllo: questo condizionerà la conferma dei Vostri fidi futuri con il rischio di perdere sul fronte del Credito molta più liquidità di quella acquisita sul fronte delle Imposte;

  • va detto che non si possono certo biasimare le Banche per la loro prudenza in questi casi: un indebitamento tributario eccessivo non solo è spia di tensione finanziaria, ma in caso di default aziendale lo Stato ha priorità e, se ci saranno risorse, andranno prima a lui, lasciando spesso Banche e Fornitori col cerino in mano.

Se "il tema non ti è nuovo" e ti interroghi sul da farsi e sugli effetti di una situazione di indebitamento tributario in essere, contattami: la mia assistenza potrebbe darti spunti di riflessione utili e a volte risolutivi.


PS: l'analogia col diabete mi è venuta spontanea perché io stesso ho il diabete.


Un caro saluto e un augurio di buon lavoro a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggermi.


Mario Cavigioli


 
 
 

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